mercoledì 1 aprile 2020

Canta il gallo (anzi meglio di no)

Il non impedire il canto di galli e galline in un cortile condominiale   configura il reato di cui all’art 659 cp.
Secondo la Cassazione ( Cass. 10/10/2019 n.41601) perché si configuri il reato di disturbo delle occupazioni e del riposo è  sufficiente che i rumori  siano idonei ad arrecare disturbo a un gruppo indeterminato di persone non essendo necessarie né la vastità dell'area interessata dalle emissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone.
Nel caso specifico nel corso del processo era emerso che gli animali erano soliti cantare di giorno e di notte, alla vista della luce naturale, dei lampioni e dei fari delle automobili e tale situazione, protrattasi per oltre anni,  provocava disagi ai condomini impedendo loro di dormire regolarmente e di compiere durante il giorno le ordinarie attività domestiche.
Per quel che riguarda invece l’elemento soggettivo  è stato ravvisato nella colpa in considerazione del fatto che la condotta  si è protratta per almeno tre anni senza che l’imputato abbia assunto alcuna cautela per contenere le emissioni sonore prodotte dai galli di sua proprietà.

lunedì 30 marzo 2020

Stalking condominiale: è sufficiente l'aver causato il cambio di abitudini



La Corte di Cassazione, con la sentenza Cass. Pen. 16/01/2020 n. 1551, afferma la configurabilità del reato di stalking (e di violenza privata) nella condotta di chi rivolga ai vicini di casa frasi minacciose ed impedisca loro l’accesso al proprio garage attraverso il parcheggio della propria auto davanti alla porta dello stesso.
Tale sentenza conferma l’indirizzo secondo cui il reato di stalking si configura quando l’agente con la sua reiterata condotta causa alle persone offese alternativamente un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero un fondato timore per la propria incolumità o per quella di un prossimo congiunto o di persona alla medesima legata da relazione affettiva, ovvero le costrige ad alterare le proprie abitudini di vita.
Da ciò deriva che l’aver causato nelle persone offese il cambio delle loro abitudini di vita (nello specifico averli indotti ad usare un ingresso sul retro onde evitare gli insulti) è sufficiente a configurare il reato.


venerdì 22 febbraio 2019

Chi risponde delle frasi ingiuriose del minore?


La Corte di Cassazione, con ordinanza 13 febbraio 2018, n. 4152, si è pronunciata sulla responsabilità dei genitori per comportamenti ingiuriosi dei figli minorenni.
Nel caso preso in esame dalla Corte un alunno minorenne aveva scritto frasi ingiuriose sulla scrivania di una bidella. La vittima delle ingiurie aveva sporto querela nei confronti del minore (procedimento definito con perdono giudiziale) e aveva intrapreso una azione civile per risarcimento del danno nei confronti del padre del minore.
La domanda risarcitoria ex art 2048 cc per culpa in vigilando veniva accolta dal Giudice di Pace e confermata dal Tribunale.
Il padre dell’alunno proponeva quindi ricorso per Cassazione.
La Corte tuttavia ha ritenuto che la responsabilità del padre ex art 2048 cc fosse confermata anche dall’atteggiamento del padre del minore che aveva sempre minimizzato l’azione del figlio definendola una “goliardata”.
Secondo la Cassazione, in estrema sintesi, tale comportamento è la prova che il padre non aveva sufficientemente educato il figlio agli elementari concetti del rispetto del prossimo e della connessione tra libertà e responsabilità.








mercoledì 13 febbraio 2019

E' reato riprendere il pianerottolo con una telecamera?


La Corte di Cassazione con la sentenza 34151/2017 ha stabilito che le scale condominiali e i pianerottoli delle stesse sono destinati all’uso di un numero indeterminato di persone e pertanto non assolvono alla funzione di consentire l'esplicazione della vita privata al riparo da sguardi indiscreti.
Nel caso concreto un condomino aveva installato una telecamera sul pianerottolo con la quale inquadrava non solo la parte di pianerottolo davanti alla sua porta ma anche la rampa di scale e una parte più ampia del pianerottolo stesso.
Tale condomino era stato condannato in primo grado ai sensi dell’art 615 bis cp (interferenze illecite nella vita privata) poiché la telecamera inquadrava anche la porta d'ingresso dei vicini di casa. 
La corte di Appello aveva invece assolto l’imputato e la Corte di Cassazione, come detto, ha confermato la sentenza di secondo grado stabilendo che il pianerottolo e le scale condominiali non rientrano nell’ambito della tutela penalistica di cui all’art 615 bis c.p.

martedì 29 gennaio 2019

Si può accedere alla pagina facebook altrui conoscendone le credenziali?


La Corte di Cassazione con due sentenze (n.2905 e 2042) depositate il 22 gennaio 2019 ha stabilito l'inviolabilità delle pagine personali del social network ribadendo l’assimilazione delle stesse ad ogni luogo di domicilio reale.
Le fattispecie esaminate riguardavano accessi a pagine facebook delle persone offese poste in essere da marito e fidanzato delle stesse. Questi ultimi giustificavano il loro operato con il fatto di avere ricevuto dalle persone offese le credenziali di accesso.
La quinta sezione della Cassazione a tuttavia sancito l'insufficienza della legittima conoscenza delle chiavi di accesso alle pagine altrui ad escludere la sussistenza del dolo del delitto accesso abusivo a sistema informatico di cui all’art 615 ter c.p.
Nello specifico la Cassazione ha chiarito come l’accesso all’altrui pagina social è legittimo solo se non sono superati i limiti stabiliti dal titolare dello ius excludendi che è detentore del diritto di escludere o limitare l’accesso di altre persone.


lunedì 28 gennaio 2019

Si può aggiungere il cognome materno senza il consenso del padre?

Con la sentenza n.11410/2018 il Tar del Lazio ha affermato il principio secondo  cui per aggiungere al cognome paterno quello materno occorre il consenso di entrambi i genitori.
Ogni mutamento del nome deve  essere richiesto al Prefetto  ai sensi dell'art 89, del DPR 3/11/2000 n. 396 con l'indicazione delle ragioni della richiesta stessa.
Ovviamente qualora la richiesta riguardi un minore essa deve essere inoltrata dai soggetti che ne hanno la rappresentanza legale ex art 320 cc ( vale a dire i genitori che esercitano congiuntamente la potestà genitoriale).
E' quindi necessario il consenso di entrambi i genitori (salvo il caso in cui uno di essi sia privato della potestà genitoriale).
In caso di disaccordo potrà trovare applicazione  il richiamo all'art 316 cc contenuto nell’art. 320, comma 2, c.c. e i genitori potranno ricorrere senza formalità al giudice civile senza formalità al giudice civile.

venerdì 25 gennaio 2019

E' minaccia grave prospettare l'allagamento della casa del vicino?

La Cassazione con la sentenza n. 54521/18  si è pronunciata in materia di minacce
Nel caso specifico, in un contenzioso tra vicini di casa, una donna aveva minacciato di allagare la casa e rompere il condizionatore dei vicini.
Il Giudice di Pace aveva assolto l'imputata dal delitto di minacce poichè non aveva ritenuto provata la reale intenzione dell'imputata di realizzare uno dei mali ingiusti minacciati.
I ricorrenti ( Procura e Parti Civili) hanno tuttavia evidenziato come  il dolo del delitto di minacce consiste esclusivamente   nella consapevolezza e volontà di realizzare l'intimidazione; con assoluta irrilevanza della effettiva possibilità del verificarsi del male minacciato.
La Cassazione, nell’accogliere il ricorso, ha evidenziato come le prove raccolte dimostrassero l'idoneità delle espressioni utilizzate ad incutere timore nei confronti delle persone offese, con conseguente configurabilità del reato di minacce.